Sul 4° posto per la dimensione sociale della pratica agonistica

Riflessioni su quanto può esistere di utile intorno alla pratica agonistica di uno sport

Introduzione

Anche per questo articolo prendo spunto dai recenti giochi olimpici di Parigi e, specificatamente, dall’intervista rilasciata da Benedetta Pilato dopo la finale dei 100 Rana. La nuotatrice ha espresso la sua gioia per essere arrivata quarta innescando pareri discordanti da parte di colleghi sportivi ed opininisti.
Alcuni le si sono scagliati contro dichiarando impossibile che un atleta potesse essere così felice per una medaglia di legno, altri hanno sostenuto l’atleta capace di rivendicare la sua gioia per un tragguardo comunque prestigioso e, soprattutto, per un’esperienza di vita indimenticabile: l’approdo in una finale olimpica e la capacità possibilità di gareggiare con le migliori del mondo.
Come ho avuto modo di raccontare anche io faccio sport, sono un nuotatore master, nuotavo da ragazzino e da circa 8 anni ho ripreso iscrivendomi al circuito master di nuoto.
La nostra stagione sportiva dura 11 mesi da settembre a luglio, ci sono gare tutto l’anno, le diverse società sportive, nella loro piscina, promuovono l’organizzazione di un trofeo e tramite la nostra società possiamo iscriverci e partecipare per ogni singolo trofeo a 2 delle gare in programma.
Gli appuntamenti rilevanti della stagione sono 2: i campionati regionali tra febbraio e marzo e gli italiani di inizio luglio. Come per le altre federazioni anche nel nuoto veniamo raggruppati in categorie per età, ogni 5 anni dai 20 anni, si sale di categoria, io faccio parte degli M45. Le classifiche che si determinano ogni trofeo sono per categoria e per disciplina.

Riccione 2024 la mia gara (…della vita)

Il 28 giugno scorso ho preso parte, per la quarta volta nella mia vita , ai campionati italiani di nuoto master e ho gareggiato nei 100 Delfino. Tutti i tesserati possono partecipare, non c’è un tempo limite per qualificarsi, in base al tempo di iscrizione vieni collocato nella batteria di partenza. Ai campionati italiani la batteria di partenza è di categoria, ovvero ti trovi insieme ai tuoi coetanei con cui competi direttamente per la classifica di categoria.
La gara è una, unica, come se fosse direttamente la finale, poi in base al tempo viene stilata la classifica e premiato il migliore.
Come sempre il contesto è molto bello, lo Stadio del Nuoto di Riccione, una super organizzazione da parte della Federazione, si ha proprio la sensazione di prendere parte ad una manifestazione di rilievo analogo a quelle che si vedono in televisione e che riguardano gli atleti pro. Ogni batteria viene annunciata dallo speaker, i tempi di percorrenza sono visibili in tempo reale sul maxischermo. Tutto ti porta a dare più del massimo a impegnarti per realizzare quanto di meglio tu possa fare. Così è stato, dalla meticolosa concentrazione pre-gara fino al tuffo per liberare tutta la mia preparazione maturata durante l’anno.
Le sensazioni in gara sono state ottime, la percezione della fatica molta quindi sapevo di aver dato il meglio. Il riscontro cronometrico eccellente, in linea con le mie aspettative. Sono arrivato QUARTO.

Oltre alla classifica

Il percorso: Sarei ipocrita e bugiardo se dicessi che ho preso con gioia ed euforia il quarto posto, mi sono immaginato con la medaglia al collo e la smorfia di disappunto è comparsa sul mio viso sia nel momento in cui ho visto la classifica che successivamente quando mi sono trovato a ripensarci. Penso anche che se tornerò sul tema nei prossimi mesi sarà inevitabile vivere sempre un po’ di amarezza. MA, ma… ci sono un sacco di pensieri che mi hanno attraversato la testa sia immediatamente dopo che nei giorni e mesi a seguire che, in modo spontaneo, hanno arricchito la gara svolta.

  • Ho più volte vissuto stupore nel pensare alla realtà di avere preso parte a quella gara, provo il bello di esserci stato.
  • Sono arrivato quarto in un contesto agonistico rilevante, lo sento come un risultato molto grande, per me, ne sono fiero.
  • Sorrido tutt’ora nel raccontarlo.
  • Sono stato felice di esserci stato, in quel giorni e in quelli successivi, all’interno dei campionati nazionali.
  • Ho pensato di riprovarci, di ricominciare ad allenarmi per una nuova stagione per rivivere quel momento e migliorare il mio tempo.

Tutto questo mi fa affermare che, oltre a ciò che uno spettatore vede da fuori e può considerare con il filtro di logiche personali e spesso generaliste, ognuno ha un vissuto ed un’emotività che pesano e valorizzano un’esperienza in questo caso sportiva, che va oltre al mero elemento della gara e del suo risultato. Questo risvolto è, a parere mio, rilevante nel immaginare il lato sociale dello sport intendendolo come dimensione emotiva individuale a cui serve sempre fare riferimento nell’immaginare un percorso sportivo.
Come le persone vivono la propria dimensione sportiva che sia agonistica, competitiva o amatoriale, ha sempre un risvolto sul proprio vissuto che è il tesoro da preservare quando immaginiamo il valore che stiamo costruendo per le persone.
Indipendentemente dal risultato sarà ciò che tutta l’esperienza, il percorso, il processo ti lascerà addosso a dover essere preservato.

Riflessioni educative

Quando poi ci troviamo a guidare atleti di ogni livello ed età all’interno di dimensioni sportive, prendono grande valore e responsabilità le considerazioni appena fatte. Guidare e allenare persone avendo cura e rispetto del loro intero percorso, della loro intera esperienza di vita e sportiva. Traggo questo orientamento da tutta la riflessione appena fatta intorno al quarto posto. Ecco allora alcune Riflessioni educative riportate per punti scaturite proprio da questa consapevolezza.

  • Si gareggia per un risultato sportivo, ma va saputo contestualizzare con la propria situazione di riferimento.
  • La gara sportiva è un istante all’interno di un percorso. Il percorso è vita ed è quello a caratterizzare la qualità della nostra esperienza, quanto più lo adoriamo e lo amiamo tanto maggiore sarà il senso di appagamento anche in caso di risultati sportivi non eccellenti.
  • La vittoria è una possibilità, ma il suo raggiungimento può prevedere anche avversari più forti di noi, l’amore per ciò che facciamo tutti i giorni, l’approccio con cui viviamo il percorso è l’elemento su cui mettere la nostra responsabilità per essere felici.
  • Promuovere la pratica sportiva per ambire alla vittoria sapendo raccontare la bellezza della quotidianità sportiva vissuta nel nostro presente.
  • Promuovere ispirazione evidenziando l’impegno messo da parte anche da chi ha raggiunto traguardi diversi dalla vittoria o dall’eccellenza.
  • Tra le cose che resteranno c’è la mentalità per affrontare le prove e le sfide, anche quelle della vita. Allenarsi è un investimento per il mindest dell’impegno e della preparazione per i propri migliori risultati.
  • Promuovere la cultura dell’impegno insieme alla consapevolezza delle proprie capacità. Si può aiutare chiunque a comprendere i propri limiti, accettarli e scegliere i motivi per continuare a perseguire risultati sportivi. Con l’impegno aumento le possibilità di riuscire ma se emergono limiti oggettivi che determinano che il mio mediocre valore prestativo, devo prenderne consapevolezza. Posso comunque praticare per divertirmi e in relazione a questo riproporzionare il mio valore sportivo.
  • Gareggiare ha una sua bellezza intrinseca che si porta dietro molte cose e non solo la possibilità di vincere
    • aprirsi al confronto soprattutto con se stessi
    • rendersi consapevoli dell’importanza della preparazione
    • confrontarsi con gli altri
  • I medagliati esistono in relazione ai NON medagliati, potersi confrontare con loro ad armi pari è un elemento che rappresenta un grande valore da considerare
  • Sebbene si invochi la sfortuna, il fato o altro, lo sport è molto giusto. Si orienta a premiare in modo oggettivo ciò che emerge. Questo è frutto di talento ma è anche un effetto della preparazione e di capacità specifiche molto spesso derivate da allenamento e dedizione.
  • Ci sono anche gli avversari che rendono la dimensione della gara sensata, sono sportivi come noi e non nemici

La proposta sportiva agonistica per lo scopo sociale

Possiamo sviluppare questo sotto tema immaginandoci una missione, se mi segui sai che spesso mi ispiro a questo concetto. Nel nostro caso specifico mi immagino di poterci impegnare per incidere positivamente sul tema del drop_out sportivo.
In Europa: Circa il 30-40% dei giovani tra i 10 e i 17 anni abbandona l’attività sportiva regolare, con una prevalenza maggiore tra gli adolescenti (15-17 anni). In Italia: Uno studio del CONI ha rilevato che circa il 40% dei giovani abbandona lo sport prima dei 14 anni. Questo dato tende ad aumentare con l’età, raggiungendo circa il 50% durante l’adolescenza.
Difficile dire in che misura questo fenomeno dipenda dalla sindrome del 4° posto, o più generalmente dal venire a mancare di risultati sportivamente incoraggianti per un giovane sportivo. In ogni caso proviamo ad immaginare che gran parte dell’abbandono sia dovuto alla demotivazione per assenza di risultati o per una presa di consapevolezza di oggettive impossibilità di eccellere. Facciamo in modo di orientare la nostra responsabilità a questo elemento immaginandoci cosa possiamo fare per essere utili. Così pensando vedo che il ruolo degli allenatori, degli educatori, dei coach, assume grande responsabilità. Orientare il proprio contributo a far crescere un sentimento sportivo che sappia andare oltre all’attaccamento al risultato, un pensiero al percorso, alle condizioni che accompagnano la vita dei giovani sportivi, alla cura di una sana ispirazione valoriale nutrita anche e non solo, dal risultato agonistico.

10 tips

  1. Pratico per onorare l’impegno sportivo, con il massimo impegno e per vincere, ma il bello è poter praticare
  2. Ambisco alla gara per vivere il viaggio
  3. Gioisco di ciò che vivo, allenamenti in primis, gare minori, grandi gare
  4. Mi impegno per vincere, consapevole del mio valore oggettivo
  5. Ricerco miglioramento, in ogni situazione, ad ogni età, ad ogni livello di evoluzione o involuzione raggiunto
  6. Promuovo partecipazione agonistica per gioire
  7. La gara è una parte del tutto, la classifica un registro di nomi di atleti che la rendono possibile
  8. Si può gareggiare ad ogni età.
  9. Per una Vittoria oggettiva possa trovarne molte altre soggettive
  10. Oltre alle medaglie che mi riconoscono gli altri ci sono quelle che so attribuirmi da solo e che possono avere grande valore

Conclusioni

Contestualizzando le riflessioni del presente articolo al rapporto tra agonismo e sport sociale, emerge l’importanza del ruolo educativo per orientare l’attenzione di chi pratica al percorso, al viaggio, alle tante ore spese e al grande valore che esserci può dare. Consapevoli dei nostri limiti tecnici ci impegnamo nella pratica per vincere, diamo il meglio con abnegazione curando di nutrirci di tutti gli aspetti. il prticare in primis, il valore sociale di ciò che fare sport agonistico mi porta a vivere, le relazioni, le esperienze di crescita, gli apprendimenti. Ciò che resta oltre alla classifica avrà molta più profondita del risultato che primariamente ha il compito di stimolarci a gareggiare. Ricordiamo che esistono gli avversari, senza i quali la competizione e la classifica perderebbe di senso. Bravi, capaci e allenati almeno quanto noi. Educhiamo alla pratica agonistica consapevole

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