Lo Sport sociale entra nella strategia di impresa

Quali attenzioni e cambiamenti può attuare il terzo settore sportivo per rappresentare un asset strategico per le imprese

Indice

Introduzione

Di recente abbiamo preso parte a MOVE CITY SPORT, una fiera a tema sportivo tenutasi a Bergamo.
Durante la seconda giornata, abbiamo tenuto un nostro workshop dal titolo: SPORT WELFARE: BEST PRACTICE DI IMPATTO SOCIALE PER AZIENDE E COMUNITÀ.

Un’occasione per raccontare come ci siamo evoluti negli anni nell’intero percorso di ideazione, produzione e realizzazione dei nostri progetti di sport sociale.
Il focus dell’intervento è andato sul racconto dei progetti sviluppati negli ultimi 4 anni e sulla loro possibilità di rispondere ai bisogni delle aziende nell’ambito della realizzazione della loro strategia di impresa.

Scenario

Quando mi riferisco a questi argomenti che devono inevitabilmente mettere a contatto le aziende e le organizzazioni no profit, visualizzo due mondi, da un lato quello del terzo settore sportivo costituito da associazioni, enti privati e società che sviluppano progetti e fanno di tutto per trovarne la sostenibilità, progettuale, sociale ed economica.

Dall’altro il mondo delle imprese, focalizzato sul suo percorso di business, intento a perseguire performance di risultato e arroccato nella sua dimensione produttiva.

Il contesto della Comunità

Il primo elemento di valore su cui portare la riflessione è il tema della comunità da intendersi come il perimetro dentro cui si arriva a respirare le propria interazione ed influenza. Può essere il paese, il quartiere la città, la scuola, il condominio. Il luogo che ospita in modo prevalente la nostra dimensione sociale individuale e di gruppo (famiglia, azienda…).

Nella comunità agiscono gli attori sociali territoriali: Enti pubblici, scuole, cittadini, associazioni, aziende. La comunità ci ospita ci accoglie e ogni attore impatta sul valore comunitario sia che scelga di farlo consapevolmente oppure no.

Per poter quindi misurare il senso delle nostre influenze, circoscrivere alla comunità l’area di influenza attiva inevitabilmente un senso di “possibilità” che stimola diversamente all’azione. Rende di maggior senso l’importanza di impegnarsi per una comunità che prenda valore.

La strategia Sociale di impresa

Esattamente come avviene con i ragazzini mentre crescono, anche le aziende ricevono molti moniti sul loro comportamento responsabile: “mi raccomando, comportati bene a scuola!”

Sono molti i riferimenti bibliografici che invocano addirittura ad una strategia sociale di impresa. Quindi all’utilizzare l’attenzione sociale come strumento strategico per obiettivi di business.

Attorno a questo tema si è scatenato i caos, ognuno ha interpretato l’invito come meglio ha creduto. Dal corporate giving strategico fino al green washing dei marchi di carburante.

In accordo con il l’assioma “domanda offerta” c’è da chiedersi se, da parte delle aziende, agire responsabilmente sia un bisogno, una necessità. Devo dire che in questi anni più volte ho percepito pareri discordanti: “investire tempo sulla responsabilità sociale (CSR) significa sottrarlo ad altri compiti”. “Il ritorno per il proprio business è poco rilevante”. “Serve troppo tempo perchè la strategia generi un primo ritorno percepibile”.

Il riferimento di tutto questo riguarda il supporto a progettualità di utilità sociale che un’azienda sostiene per consolidare una buona reputazione presso i propri stakeholder e consumatori. Per molto tempo il concetto è stato sostenere progetti per poter raccontare e dire che lo si fa. Riducendo al minimo il tempo lavorativo dedicato a questa azione e massimizzandone la potenziale resa attraverso il proprio ufficio marketing e comunicazione. Le sponsorizzazioni etiche entrano in questa tipologia e vengono gestite dal settore marketing.

Il cambiamento in atto per le aziende

La recente normativa denominata CSRD introduce però nuovi obblighi per le aziende che stringono un po’ la vite circa l’assunzione concreta di comportamenti responsabili, servirà occuparsene e farlo con metodo e professionalità.

Questo richiede di entrare maggiormente nella questione andando a capire a fondo come mai fino ad oggi l’interpretazione delle azioni di responsabilità sociale erano lasciate un po’ alla libera iniziativa di imprenditori e settori marketing. Tra i punti rilevanti ho notato che esiste un gap tra la vita e la quotidianità azienda e il mondo delle attività e dei progetti che le aziende dovrebbero sostenere, adottare e fare propri.

In questo senso il concetto di comunità sopra descritto ci viene in soccorso. Il confine dell’azione di un’azienda è pur sempre la comunità, ovvero un contesto in cui essa agisce, spesso identificato con la sede fisica o con i principali territori di azione. Integrando il concetto di comunità nell’ambito delle azioni di supporto di un’azienda, gli aggiungo senso, gli conferisco forza e motivazione.

In riferimento a questo cambiamento normativo il supporto alla comunità vale! non solo, conferisce molto credito e rilevanza agli obblighi di rendicontazione di impatto sociale a cui le aziende si devono uniformare.
In questa posizione si può collocare il terzo settore sportivo locale.

Terzo settore sportivo e sponsorizzazioni

Sullo scarso funzionamento fino ad ora delle sponsorizzazioni etiche a favore dello sport sociale, c’è una responsabilità che attribuisco al terzo settore sportivo locale.
Molto spesso ho riscontrato una sorta di presunzione quasi a pretendere che aziende del territorio si mostrassero interessate a sostenere le attività istituzionali delle nostre realtà del privato sociale. In questo approccio trovo poca attitudine a mettersi nei panni dell’azienda e impegnarsi per capire e conoscere quali dovrebbero e potrebbero essere i motivi e gli scopi per cui un’azienda dovrebbe erogare contributi e supporto alle realtà locali no profit.
Entrare in risonanza con l’azienda è rilevante, certamente richiede tempo e dedizione insieme ad attenzioni che molto impreviste rispetto alla probabile idea iniziale che i fondatori di un’associazione si erano immaginati. Tutto sta a capire se il dialogo con le aziende del territorio rientra in una strategia per creare sostenibilità progettuale o se è un mero tentativo di ricerca di sovvenzioni.
Nel primo caso, che è quello che consiglio di considerare, si arriva ad una inevitabile destinazione che è quella di unire alla dedizione del tempo un approccio professionale e competente al tema. Dialogare con le aziende significa avere a che fare con professionisti che anche per il tema delle erogazioni liberali, le donazioni e le sponsorizzazioni, devono ricercare e trovare elementi a supporto della propria strategia di impresa. Se il terzo settore si mostra preparato su linguaggi, bisogni, aspettative e modalità, sarà sicuramente più capace di proporre all’azienda progetti con caratteristiche affini ai loro obiettivi unitamente a modalità affidabili in termini di programmazione aziendale.
Su questo punto si può lavorare a lungo toccando molti aspetti della preparazione continua da perseguire per un Ente sportivo di terzo settore. Ne parliamo diffusamente nei nostri webinar di innovazione sportiva www.innovazionesportiva.it

Spunti per lo sport sociale

Nel mio percorso sto imparando che per far rientrare un progetto di sport sociale nella strategia di un’impresa è necessario partire da noi. Evitare quindi di seguire il vento dell’eventuale e sporadico contributo, concentrarsi in primis sui propri elementi distintivi. Valori e soprattutto la causa sociale del progetto. Sarà questa a tracciare il perimetro a determinare il campo in cui giocare la partita. Dichiarare lo scopo del progetto e comprendere se questo è condiviso dalle aziende a cui ci proponiamo farà la prima selezione. Già solo per arrivare a definire con chiarezza la causa sociale del progetto consiglio di rifarsi a quanto detto in precedenza ovvero un percorso di preparazione e studio su come arrivare a declinarlo e quali elementi deve contenere una causa sociale affinché possa essere autentica e condivisibile.

Difficile superare l’evoluzione in corso senza una preparazione specifica su elementi di managerialità sociale, arduo condurre una progettualità con poco tempo a disposizione per la parte organizzativa a di implementazione strategica. Il mio personale parere è che difficilmente potranno esistere progetti di sport sociale privi di dimensioni e aree professionali con esperti e collaboratori focalizzati a pieno sul perseguimento del funzionamento del progetto. Vedo un modello ibrido con una dirigenza ricca di competenze e professionisti integrati nella compagine societaria o a supporto della stessa. questa struttura sarà di appoggio per azioni e collaborazioni che accolgono il volontariato puro e le collaborazioni occasionali. Con questa dimensione si potrà dialogare con aziende in modo sinergico e paritetico.

Riferendomi quindi a quanto detto nel paragrafo iniziale, il terzo settore sportivo, se orientato a questo tipo di emancipazione, può avvicinare i due mondi. Attraverso la propria preparazione e transizione professionale può creare un punto capace di portare le aziende verso la realizzazione professionale di una strategia sociale di impresa che possa arrivare a contemplare i progetti comunitari sportivi come strumento per raggiungere obiettivi che rientrano anche nel proprio percorso di realizzazione.

10 tips socio sportive

  1. Comunità come valore condiviso
    la comunità è il contesto condiviso a cui portare insieme valore
  2. Le partnership come stimolo
    ci aiutano a perseguire formazione professionale specifica che sarà il vero valore che ci resterà
  3. WHY
    Promuoviamo la nostra causa sociale
  4. Pianificazione aziendale
    proporsi per fare entrare i progetti di sport sociale a quel livello
  5. Cosa necessitano
    mettersi nei panni dell’azienda per capire cosa possono cercare da un progetto di sport sociale
  6. Noi = Loro
    Per ambire al funzionamento puntiamo a stare al pari con le imprese
  7. Valore senza pretesa
    Prima di pretendere supporto pensiamo al valore da creare insieme
  8. Noi first
    partiamo dal comprendere come possiamo incontrare la fiducia delle imprese
  9. Professionalizzazione
    è la responsabilità in capo al terzo settore sportivo
    Stimolare visione
    Aiutiamo le imprese a vedere ciò che sarà lo sport comunitario

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