Le release dei progetti

Immaginare e consapevolizzare le diverse versioni del nostro progetto

Indice

Premessa

“Tutto scorre”, posso dire con estrema certezza che questo è il pilastro della mia base filosofica liceale. Il concetto che ricordo più di tutti. “Panta rei” Eraclito, una teoria tramandata solamente da frammenti. Quello che ricordo avermi fatto compredere il concetto della teoria del “Panta Rei” è il frammento del fanciullino che si lava nel fiume: non si laverà mai nella stessa acqua. Mi auguro che ciò che ho raccontato coincida il più possibile con la realtà, è passato qualche anno e, soprattutto, la mia attitudine allo studio della materia, purtroppo, era discretamente bassa.

Ma quanto ho raccontato è funzionale a sostenere la mia riflessione sul tema pensato per oggi. Nei progetti di sport sociale è bene pensare e tenere addosso a noi la teoria evolutiva del cambiamento permanente.

Contesto

Un progetto di sport sociale è inevitabilmente interconnesso con il contesto in cui si realizza. Non può prescindere dal considerarlo. Persone, relazioni, comunità con annesse tutte le regole scritte e non scritte del suo funzionamento sociale. Uno scenario apparentemente immobile ma che quotidianamente cambia grazie al mutare delle persone, al loro crescere singolarmente e come gruppo. Siamo inseriti in una serie di sistemi più grandi di noi che sono interconnessi tra loro e che si influenzano continuamente determinando un interminabile “ribollio”. Può risultare difficile avere la percezione di cambiamento sociale se confrontiamo due “fotogrammi” molto prossimi nel tempo. Ma se aumentiamo la distanza temporale tra i due scatti ecco che può emergere più marcatamente la percezione di quanto si sia modificato il contesto. Avviene anche nel guardare le nostre foto, sebbene ci siano periodi in cui il confronto tra due fotografie fatte a distanza di tempo ci trasmettano poca evaluzione, in altri momenti il confronto tra scatti con la medesima distanza di tempo ci colpisce per la forte evoluzione.

In entrambi i casi si è cresciuti, si è cambiati, perché la vita va avanti. Con noi cambiano ed evolvono anche i bisogni e le relative necessità di risposta. La capacità che il contesto ha di saper e poter rispondere ai bisogni determina l’impatto sociale.

Anche laddove si è impossibilitati a rispondere ai bisogni si genera impatto. L’Impatto non è solo positivo, ma può anche essere negativo ovvero in reazione ad una NON azione di risposta al bisogno.

In un prato l’erba cresce, continuamente, se la tagliamo impattiamo sull’ordine, genereremo un giardino più curato, più sano, più vivibile. Contrariamente, se non tagliamo l’erba, questa continuerà a crescere avendo comunque un impatto che sarà peggiore del precedente: più disordine, più nocivo….

Progetto impatto

Scegliere di mettere in azione un progetto di sport sociale è quindi un buon modo per agire proattivamente per soddisfare alcuni bisogni delle persone, della comunità, dei beneficiari che scegliamo come target per le attività che erogheremo.

Per una serie di ragioni sono molti i progetti che vengono ideati per una prima attivazione. In questi casi l’azione ideata e poi prodotta è calibrata sulla situazione iniziale del contesto e delle persone.

Difficilmente tiene conto del processo evolutivo e del cambiamento di persone e bisogni.
Può essere quindi che anche dopo poco tempo dall’inizio di un progetto, si rendano necessarie nuove azioni per assecondare i cambiamenti del contesto.

Progetto e guida

Sappiamo bene che il primo avviamento è quello più oneroso, richiede l’intera messa in moto della macchina, ma poi è fondamentale continuare a prevedere azioni di verifica, monitoraggio e controllo.
Queste sono funzionali alla riprogettazione inevitabile e necessaria da inserire per affiancare il progetto mentre evolve e cresce insieme al contesto di riferimento.
Diciamo che serve un presidio vigile, un po’ come la barca a vela che è maggiormente stabile senza vento, appena si alza un filo d’aria se non la governiamo “va dove tira il vento”.

Il cambiamento del contesto a cui mi riferivo sopra è assimilabile al vento, ci sono momenti in cui è poco percepibile e il nostro progetto, così com’è e come era, va benissimo, risponde a pieno ai bisogni della comunità e soddisfa tutti i protagonisti. Ma poi arriva un’evoluzione che rende necessaria una riprogettazione. Spesso questa è derivata dalla necessità di tenere alta la motivazione di chi coinvolgiamo attivamente nell’erogazione delle attività progettuali: un cambiamento da assecondare sono le eventuali nuove sfide sociali.

La progettualità permanente

Penso quindi che, per costruire progetti permanenti ovvero che che perdurino nel tempo, sia funzionale ipotizzare azioni capaci di inserirsi armonicamente nel processo evolutivo del contesto in cui vengono erogati: persone, bisogni, stakeholder, comunità.

Ho letto sui libri di di teoria e metodologia dell’allenamento il concetto di eterostasi, ovvero della ricerca di un equilibrio dinamico, che per ogni fase della nostra azione richiama adattamenti fisiologici via via differenti.

Ecco, per il nostro progetto di sport sociale affido alla governance il compito di sviluppare questa capacità manageriale: restare vigili per dotare il nostro progetto di modalità adattative dinamiche e sempre adeguate, compatibili con l’evoluzione.

La pratiche delle “Realised”

Un buon modo per realizzare tutto questo è la pratica delle “release” ovvero delle versioni di esecuzione. Come se fosse un software il progetto viene concepito in diverse stadi e versioni adatte ai differenti gradi di evoluzione in cui si trova il contesto sociale di attuazione.

Ogni versione inoltre, resta, perchè potrà rappresentare riferimenti rilevanti per nuove partenze.

Mi sono immaginato una serie di possibili versioni per il ogni progetto di sport sociale:

  • la 1.0 per le partenze, si tratta di tutto ciò che si rende necessario per un nuovo inizio
  • la 1.1 per nuovi avviamenti, mi riferisco a repliche della medesima versione di progetto. per fare un esempio, un progetto realizzato in una scuola nella versione 1.0, può essere replicato in tante scuole con alcune migliorie o piccoli cambiamenti, saranno future versioni del medesimo progetto: la 1.1, la 1.2… etc.
  • la 2.0 un successivo livello di progetto per ambienti, contesti e persone che hanno esplorato al massimo le azioni e le potenzialità della versione precedente. Pensiamo magari a azioni sportive per i giovani, questi crescono, cambiano e, per restare agganciati dal progetto stesso, necessitano di nuovi stimoli adeguati e vicini alla loro crescita. Oppure le medesime classi di una scuola che necessitano di un programma da svolgere nell’anno siccessivo.

Praticare la versione 2.0 può distrarci dalle precedenti realizzazioni, le nostre energie sono risucchiate dalle nuove esigenze progettuali ma, proprio per il concetto evolutivo, aver contezza delle precedenti modalità, tenerle comunque vive e disponibili apre opportunità:

  • Sostiene chi dovrà sostituirci in alcuni ruoli progettuali, essere padroni del fare ci consentirà di poter spiegare più agevolmente il processo.
  • Accoglie le ripartenze, perchè il processo evolutivo non riguarda solo chi ha già vissuto il progetto ma anche coloro che potranno entrare e per cui la versione 1.0 sarà adeguatissima.
  • Dati ed evidenze sono maggiormente consolidati.
  • Può raccontare cose certe e processi già sperimentati e quindi può essere funzionale a chi, magari alle prime esperienze manageriali, vuole attivarsi per realizzare un progetto di sport sociale.

Quanto scritto in questo articolo viene approfondito e trattato con cura all’interno dello stage di pratica. Una dimensione attuativa che propongo agli aspiranti Manager Sportivi Sociali, a coloro che desiderano diventare Innovatori Sportivi. Leggi qui gli approfondimenti e soprattutto, scopri la data del prossimo live in cui presento lo stage di pratica.

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