Sport di comunità… comprendere ed agire la rete educativa di prossimità

La progettazione di rete come risorsa per lo sport sociale

Indice

Premessa

Negli ultimi anni, grazie alla pratica dei progetti socio sportivi in più territori italiani, ho avuto modo di conoscere l’esistenza e comprendere il funzionamento delle reti educative di prossimità. Il mio percorso mi aiutato a capire come, sebbene totalmente allineato alle poetnzialità delle attività sportive, il mondo istituzionale sportivo è praticamente assente dalle reti educative territoriali. Io ne sono l’esempio, ho iniziato a frequentarle e comprenderne il funzionamento solo negli ultimi anni.
Racchiudono molti sensi e significati e possono essere estremamente sinergici rispetto ai valori e ai paradigmi sportivi. Ecco perché ne parlo e condivido alcune consapevolezze maturate nel mio percorso di management sportivo sociale.

Cos’è la rete educativa di prossimità

Una rete educativa di prossimità è un insieme di soggetti diversi — pubblici, privati e del terzo settore — che collaborano in modo coordinato per sostenere la crescita educativa, sociale e relazionale di bambini, adolescenti e famiglie all’interno di una comunità locale.

Elementi chiave

  • Prossimità territoriale: opera vicino alle persone, nei quartieri, nei contesti di vita quotidiana (scuola, oratorio, associazioni, spazi pubblici).
  • Approccio integrato: mette in relazione scuole, servizi sociali, associazioni, enti sportivi, cooperative, parrocchie, enti locali, famiglie.
  • Finalità comune: garantire pari opportunità educative, prevenire la dispersione scolastica, rafforzare i legami comunitari e promuovere il benessere…
  • Logica di rete: ogni soggetto mantiene la propria identità ma condivide risorse, obiettivi e linguaggi per un’azione educativa comune.

Obiettivi principali

  • Favorire l’inclusione educativa e sociale.
  • Costruire alleanze educative stabili tra istituzioni, famiglie e territorio.
  • Offrire esperienze educative diffuse, dentro e fuori la scuola (sport, cultura, volontariato, tempo libero).
  • Attivare percorsi di prevenzione e supporto per minori e famiglie fragili.

Il sistema dell’azione di rete

  • Esempio pratico

Una rete educativa di prossimità può nascere, ad esempio, attorno a un “Progetto” di quartiere in cui:

  • le scuole segnalano situazioni di fragilità,
  • gli Enti del terzo settore e le associazioni offrono attività inclusive,
  • i servizi sociali supportano le famiglie,
  • gli educatori di comunità agiscono come “ponte” tra le realtà.

In sintesi, una rete educativa di prossimità è la forma concreta del principio “per educare un bambino serve un villaggio intero”: un sistema di relazioni che mette al centro le persone e il territorio come risorsa educativa condivisa.

In questo caso il “Progetto” è di tipo permanente, volutamente senza nome perché è la proiezione nel tempo di come si vuole cambiare, trasformare, governare la comunità relativamente ai bisogni delle persone che la popolano e al loro presente e futuro benessere. il termine “Progetto” in questo caso accomuna gli intenti di tutti gli stakeholder coinvolti nella rete. Il progetto della rete non ha scadenza ma solo dei momenti di revisione e riorientamento in quanto riguarda le persone e le comunità che essi vivono, respirano e “macinano”. Si modificherà con il tempo in base al mutamento del contesto e delle persone che lo animano ma esisterà sempre un “progetto” per la comunità a cui la rete potrà e dovrà provvedere.

Aderire e partecipare alla rete

Come detto sopra la rete educativa di prossimità è costituita dagli enti che rappresentano l’educazione delle persone, dei beneficiari. Possono esserci reti differenti in base ai beneficiari dell’azione progettuale come ad esempio, l’infanzia, i giovani, l’immigrazione. In alcuni casi possono esistere raggruppamenti trasversali che richiamano realtà che partecipano alla rete per motivazioni differenti e si trovano a collaborare su tematiche sovrapponibili.

Nel caso dell’educazione e dei giovani, ad esempio, fanno parte della rete le scuole, gli enti del terzo settore incaricati dalla pubblica amministrazione di gestire i servizi sociali, associazioni di promozione sociale orientate al tema, gli ambiti territoriali (che in italia hanno diversi nomi come distretti, consorzi socio sanitari), centri del volontariato, pubblica amministrazione come comuni e città metropolitana.

Le reti agiscono periodicamente tramite incontri utili a tenere viva la condivisione e il monitoraggio degli andamenti delle azioni educative in essere sui diversi target. La partecipazione è consigliata ma non obbligatoria.

Sto scoprendo la funzionalità di prendere parte in modo costante agli incontri e, allo stesso tempo, mi accorgo di come sia difficile generare questo presupposto in tutti i soggetti che la compongono.

Il tema delle risorse

La partecipazione alle attività periodiche della rete è legata al sistema delle risorse. Trovarsi richiede tempo che, come sappiamo è denaro, sia nel caso in cui una persona partecipi su base volontaria o come collaboratore di un soggetto della rete. Le reti infatti, di base non prevedono la copertura dei costi per le persone che vi partecipano a meno che l’azione sia inserita in una progettualità finanziata.

Questo passaggio spiega quindi anche uno dei sensi di dare continuità alla partecipazione. Il confronto quotidiano, l’attenzione alle peculiarità educative della comunità, può sfociare in progettualità condivise, le famose coprogettazioni che possono quindi essere strumento per intercettare finanziamenti e risorse. Queste diventano fruibili tramite progetti di rete in cui poter inserire anche le cabine di regia, ovvero un altro modo per giustificare il tempo di chi ci partecipa e riconoscerne anche il valore economico.

Il meccanismo di senso

Quindi, tramite questo ultimo passaggio, siamo entrati nel vivo del meccanismo di senso delle reti di comunità. Condividere con costanza, trasformare la condivisione in progettualità, utilizzare questi contenuti per rintracciare risorse economiche per realizzare e pagare le attività educative che portano valore ai beneficiari e quindi retribuire i professionisti che, nelle varie fasi delle filiera, mettono a terra i progetti.

Serve quindi un investimento di base, che è di tempo e che, secondo me, trova motivazione nel match tra il nostro scopo e gli obiettivi della rete. Prendo parte agli incontri, conosco persone e realtà che popolano la rete educativa di prossimità, comprendo il “Progetto” ovvero la macro direzione verso cui è orientata l’azione educativa della rete. Ha sicuramente un passato e si prefigge una direzione futura che intreccia i bisogni della comunità.

In questo modo mi chiarisco sempre più il mio intento, il mio scopo e il valore che una ia azione sportiva sociale può portare all’interno della linea educativa tracciata dalla rete.

Potrebbe risultare necessaria una fase di condivisione del valore, quindi ho un valore generato da me o dal mio progetto, lo metto a disposizione della rete. Un contenuto di formazione, un’attività, un’iniziativa. Il vantaggio di questo passo è che consente di iniziare a essere parte attiva e quindi a poter valorizzare la rete nel nostro progetto.

Da qui si innesca poi il sistema della coprogettazione, una conseguenza spontanea del fare parte di un processo che può portare a lavorare insieme alla rete per rintracciare risorse economiche per alimentare le azioni educative tra cui il nostro progetto di sport sociale.

Sport e Reti educative di prossimità

Come ho già avuto modo di dire, io rappresento l’evidenza di come lo sport sia lontano da questo processo di progettazione. Fino a che mi sono occupato di sport istituzionale, ovvero pochi anni fa, ignoravo l’esistenza e l’opportunità di poter aderire, in tutti i territori italiani, ad un movimento educativo strutturale e gratificante.

Lo sport può e deve essere elemento fondante delle azioni educative di ogni comunità, ma questo dipende dagli attori territoriali ovvero noi che siamo le attività sportive locali. Siamo noi a doverci mettere in gioco a dover conoscere questa modalità con cui poter dare forza ai nostri progetti sportivi.

Una società sportiva può integrare le sue attività istituzionali con azioni educative, può anche mettere a disposizione la propria struttura organizzativa degli obiettivi dei tavoli territoriali infanzia o giovani.

Si tratta di comprendere le logiche di questo processo e principio che guida la progettazione educativa locale. Partecipare, farne parte e iniziare con piccole azioni condivise. Nel tempo questo potrà trasformarsi in progettualità e in linee di azioni innovative per la propria società sportiva e per la comunità.

Conclusioni

Quello trattato oggi è un tema che, come altri, ho scoperto sul campo, praticando. Una ragione in più per stimolare tutti noi alla pratica quotidiana del management sportivo sociale. Per questo ho piacere a condividere il percorso dello STAGE di PRATICA con ambiziosi Innovatori Sportivi che volessero mettersi in apprendimento continuo insieme a me.

Trovi le informazioni complete sullo stage di pratica e sulla prossima data del webinar di presentazione a questo link.

Nel frattempo puoi:

  • Informarti su quale reti educative sono attive sul to territorio
  • Come poter prendere parte agli incontri periodici, ai tavoli tematici a ciò che viene organizzato per tenere vivo lo scambio
  • Comprendere tramite il to comune come sono organizzate le attività dell’ambito/distretto e chi le coordina

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