Giovani: agire prima del dramma

Lo sport come proposta per passare dallo sgomento per i comportamenti eclatanti all’azione per generare condizioni favorevoli di crescita

Indice

Introduzione

Scrivo questo articolo dopo alcuni mesi dall’inizio di queste riflessioni consapevoli. Mi sto convincendo sempre più che la consapevolezza nasca quando siamo pronti per accogliere e confrontarci con le emozioni, le sensazioni e i fatti che sono oggetto della nostra nuova attenzione. Arrivo a verbalizzare i pensieri dopo più momenti in cui mi sono accorto di queste evidenze, ho avuto modo di elaborarle e di ordinarle in considerazioni logiche e strutturate.

Occupandomi di sociale, nel contatto quotidiano con i giovani, mi chiedo come mai l’attenzione a loro arrivi a scattare solo dopo avere etichettato un disagio o una problematica.

Sto incontrando una bassissima attenzione, proattività e cura di tutte quelle azioni che si possono fare prima. Le chiamerei attenzioni spontanee, cura e dedizione a soggetti che, sebbene apparentemente sviluppati e strutturati, hanno ancora bisogno di cura, di attenzione e di spontaneo interesse da parte del mondo degli adulti.

Mi sono costruito la risposta che etichettare il disagio fa sentire più nobile il supporto, più gratificante l’aiuto, più spendibile in comunicazione il sostegno. Come società siamo maggiormente attratti da chi già sta male, abbiamo meno spirito per impegnarci “prima” investendo energie per evitare che si inneschino problematiche.

Dare fiducia, progettare e realizzare percorsi che affidino responsabilità ai più giovani, mettersi al loro livello per favorire la nascita di momenti di dialogo, scambio, confronto. Partire dall’ascolto, immaginarsi ed offrire loro un progetto, un percorso di protagonismo responsabile. Questi alcuni tratti della scommessa che ho il piacere di condividere con chi, come noi e con noi, vorrà agire prima, ante-etichetta.

Difficile che la soluzione all’etichettato “disagio giovanile” stia nei convegni fatti nelle più esclusive location di strutturati enti filantropici in cui, principalmente tra adulti, si presentano dati sul mondo dei giovani. La soluzione, secondo me, per dirla in gergo sportivo, sta in campo, a scuola, in strada, insieme a loro a contatto con la loro dimensione quotidiana di vita.

Mi è capitato spesso, consapevole di quanto sia oneroso e costoso organizzare un evento, confrontare il costo di un evento supert top spendibile in comunicazione con l’erogazione di una progetto per giovani, in una perifieria, meno spendibile, meno attrattivo, sebbene più efficace e paradossalmente meno costoso.

Pre-occupazione e “finto” sgomento

Direi che di notizie che narrano dei giovani annoiati, vuoti, privi di stimoli, emotivamente fragili ne possiamo trovare tutti i giorni. Di racconti di come si arrivi a comportamenti drammatici e molto eclatanti è densa la quotidianità. In questo articolo voglio fare un elenco di alcune azioni pratiche che penso possano essere utili e sensate per agire invece che assistere silenziosamente “fingendo” disperazione davanti agli inevitabili risultati drammatici.

Ho usato le virgolette per la parola “fingendo” perchè voglio usarla provocatoriamente. E indubbio lo sgomento che si può provare davanti a avvenimenti drammatici di espressione di disagio giovanile, ma fino a quando restiamo immobili senza produrre azioni differenti funzionali a generare risultati diversi, sarà sempre una pre-occupazione un po’ “finta” che rifiuta di occuparsi realmente delle soluzioni, delle attuazioni di nuove strade.

Penso si debbano mettere le “mani” in pasta, entrare a contatto con quella che è la nostra sensazione di inadeguatezza verso i giovani. Accantoniamo i nostri limiti, liberiamoci dai pre-giudizi e prestiamo attenzione, ascolto cercando di intercettare linguaggi significati e messaggi. Agiamo per conoscere, capire e proporre con loro, per loro, insieme.

Linee guida di soluzioni

Nello sviluppo dei pensieri che mi hanno portato a scrivere questo articolo, mi sono chiesto più volte perchè si debba addirittura parlare di prevenzione. La vera prevenzione, a mio avviso, si può fare impegnandosi con azioni spontanee e anche semplici nella loro strutturazione. Dall’esperienza che sto praticando ruotano tutte intorno alla dedizione di tempo da parte degli adulti all’ascolto attivo dei giovani, alla scelta di dedicare tempo, energie e risorse di qualità alla relazione con loro.

Ecco alcune delle cose che ho sperimentato personalmente e stiamo cercando di implementare all’interno di Coach di Quartiere:

  • Immaginarsi un contesto in cui poter stare con loro “alla pari”. Un contesto in cui l’adulto si inserisce per facilitare senza prevaricare.
  • Trovare qualche cosa da fare insieme e che, magari, stuzzichi il loro appetito sociale.
  • Informarsi tramite loro su cosa amano, artisti, attività, serie, modi di passar il tempo e trovare modalità per approfondirne la conoscenza.
  • Crearci nella nostra testa un progetto per loro e capire come poterlo realizzare, prevedere al suo interno un percorso di responsabilizzazione.
  • Approcciarci a loro con fiducia, magari sul pensiero sociale, sulla bontà delle loro idee favorendone l’espressione, la condivisione di pensiero
  • … Suggeriscimi pure le tue proposte che troviamo il modo di condividerle e discuterle

Coach di Quartiere è nato con queste intenzioni, partire dalla dimostrazione di fiducia in loro per generare l’opportunità per i bambini. A questo scopo condiviso in cui noi adulti per primi ci impegnano, abbiamo aggiunto occasioni di scambio e di dialogo per conoscere e costruire un rapporto quotidiano all’interno del quale sia possibile creare valore insieme, questo sta diventando giorno dopo giorno un percorso di orientamento sociale.

Il motivo per cui propongo la diffusione del format è perché mi sto accorgendo che può essere una soluzione praticabile e più saremo a realizzarla maggiori saranno le opportunità di diffusione di una cultura di fiducia nei giovani per la creazione di valore sociale. Possono nascerne a migliaia di progetti con questi obiettivi, nel frattempo, Coach di Quartiere sta esistendo proprio con lo scopo di facilitare l’attivazione di opportunità per Giovani, bambini e comunità. La sua diffusa attuazione renderà le future replicazioni sempre più facilitate e con una possibilità di successo ogni volta maggiore.

Tutte le informazioni su come attivare Coach di Quartiere nella tua città le trovi a questo link

Cultura e abitudini come metodologia

Se dovessi scegliere un’unico insegnamento, valore, strumento che lo sport mi ha lasciato e che ogni giorno fa la differenza è il potere dell’abitudine quotidiana. L’unico modo per perseguire risultati di valore è l’allenamento quotidiano, piuttosto poco ma tutti i giorni, ma sempre, costante, routinario. Per questo penso che per generare comportamenti utili, sani, vincenti, si debba fare in modo di avere abitudini buone. La Consapevolezza degli adulti può entrare in questo modo nella vita dei giovani, possiamo impegnarci per aiutarli a diventare routinari su alcune azioni positive della loro vita. Proporgli un’attività settimanale da condividere, farci trovare in quel posto alla stessa ora tutti i giorni per fare cose insieme, conferire a queste ritualità valori e principi positivi, magari arricchiti di qualche scopo personale e/o sociale. Ci troviamo per progettare missioni utili per il nostro quartiere, per scrivere canzoni, per ascoltare musica, per commentare un blog, un libro, un video…

Routine che la nostra adultità può fare entrare nella loro vita e grazie alla nostra capacità e consapevolezza di impegno quotidiano può trasferirsi alle loro vite.

L’altro tema su cui continuare ad impegnarci è lo stimolo alla cultura, all’arricchimento personale, alla curiosità verso saperi e conoscenze. L’unico stimolo che mi sento di dare in questo caso è quello di educare con l’esempio, mostrarsi curiosi ai loro occhi di conoscere anche i loro saperi, predisporsi a raccontare dei propri apprendimenti, partecipare insieme a loro a momenti di crescita di gruppo. Parlando di cultura mi rendo conto di citare un concetto molto ampio che, ad esempio, comprende anche una cultura della salute personale, della cura di sè e del proprio benessere. Anche in questo caso, noi adulti possiamo ispirare attraverso il nostro esempio.

La strada dei progetti di sport Sociale

Può essere che un giorno scelga di cambiare contenuto, di utilizzare l’espressività musicale come canale di dialogo con i futuri adulti. Ad oggi lo sport mi risuona ancora, la sua componente molto pratica, vicina, easy per modalità di accesso me lo presenta ancora come strumento principe per entrare in contatto e passare subito all’azione.

Prima di iniziare Coach di Quartiere mi sono chiesto quanti adulti avessero perso l’abitudine di giocare con la palla. Quanti pochi adulti abbiamo portato il gioco sportivo nella loro dimensione di vita attuale. Gli stessi a cui sarebbe bello proporre di farsi una partita a palla prigioniera “per vedere di nascosto l’effetto che fà” (Cit. Jannacci).

Subito dopo ho pensato che la generazione su cui agire fossero gli adulti di domani, ripartire da loro, dal giocare insieme, proprio perchè ancora vicini a quelle emozioni piacevoli della condivisione e scambio che nasce grazie ad una partita con la palla.

In generale lo sport resta un canale di accesso a cui è facile che i giovani aderiscano. Nell’immaginario collettivo l’ora di ginnastica è ancora la preferita dei ragazzi perchè “si gioca” e con il gioco ci si può prendere meno sul serio. E’ meno impegnativo fare seriamente quindi è più facile che io possa riuscire a fare bene. Questo è il mio motivo, che condivido con voi, per cui per trovare una sistema di dialogo con i giovani partendo dallo sport. A questo possiamo aggiungere scopi e missioni sociali e immaginarci un progetto per loro che oltre alla dimensione sportiva azioni meccanismi afferbili al mondo del welfare. Alcuni potrebbero essere “Educazione alla Salute”, “Pari opportunità (inclusione, parità di genere…)”, “Cittadinanza attiva”, “Educazione e supporto a categorie fragili”.

Caro Manager sportivo sociale…

Per il 2025 ho deciso di inserire una nuova modalità di chiusura dei miei articoli, un messaggio per i Manager di Sport sociale, sia per chi già sta praticando questa dimensione professionale o per altri che sono alla ricerca della loro dimensione di attuazione.

Implementare un progetto di Sport sociale che preveda azioni di valore per i giovani può essere un’ottima strada per l’applicazione della propria professionalità manageriale. E’ un ambito in cui ancora la storia deve essere scritta e che sta iniziando a mandarci messaggi quotidiani di ALLERTA. C’è bisogno di azione e quindi è molto probabile che i riscontri per chi si attiverà in tale direzione arrivino. Il primo passo è prestare attenzione, capire bisogni e possibilità sia del target che degli stakeholder che agiscono sui giovani (Scuole, istituzioni).

Se hai piacere a parlarne e ad approfondire questo argomento direttamente con me, scrivimi nei commenti o in privato all’indirizzo claudio@claudiomassa.it

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