Sport sociale e rischio imprenditoriale

L’approccio imprenditoriale può essere funzionale al lancio di una dimensione di valore dello sport sociale

Premessa

Nell’imprenditoria, almeno stando alle definizioni, l’imprenditore agisce per interesse personale che spesso è legato a risultati economici e al perseguimento di successo finanziario. In alcuni ambiti ci sono imprenditori più illuminati che costruiscono intorno ad una missione aziendale in cui credono e si rivedono, obiettivi economici di funzionamento per arrivare a quel successo. In entrambi i casi la regolamentazione del processo colloca nell’ambito profit la natura dell’impresa. Da qui si snoda tutta la legislazione dell’imprenditoria con la declinazione di tutti i modi in cui si può arrivare a gestire un’attività di natura imprenditoriale con caratteristiche commerciali, ognuna con la sua regolamentazione. Si va dalla partita IVA individuale alla Società per azioni. 

In tutte queste forme giuridiche, nella stretta relazione con il tipo di attività, si snoda il grande tema della responsabilità, del rischio imprenditoriale. Fino a che punto posso rischiare, cosa rischio, cosa avrò in cambio, quando lo avrò, in che proporzioni rispetto a ciò che investo, etc…

L’etichetta profit racchiude in sè la risposta del perchè un individuo, da solo o insieme ad altre persone, debba/possa prendersi una responsabilità imprenditoriale, che fondamentalmente è traducibile in correre il rischio di perderci qualcosa. Lo fa per interesse personale, per motivi prevalentemente economici o con una forte rilevanza materiale. E’ anche un modo molto rapido veloce, sintetico, per dare un confine alla questione. Si misura in soldi. Serve però considerare che questo modus operandi ha generato intorno all’operare in modo intraprendente, la convinzione e il collegamento con il fatto che possa risultare impossibile farlo anche per altri motivi. Se una persona agisce con approccio imprenditoriale, investendo tempo e addirittura spendendo soldi o denari, deve inevitabilmente ambire ad un ritorno economico soddisfacente. (anche sull’elemento delle quantità ci sarebbe da spendere qualche parola, su quanto secondo le persone che ti osservano intraprendere sia corretto avere come ritorno finanziario, dovremmo tutti ambire a divenire ricchi sfondati altrimenti ciò che facciamo non ha senso, ma questo è un altro capitolo).

Dal mio punto di vista è qui che entra il primo elemento di valore sulla riflessione di un’imprenditoria che può essere anche diversa, che, pur considerando gli elementi materiali può annoverare altre forme di ritorno. Come la valorizzazione qualitativa del proprio tempo, l’investimento personale nella comunità che ospita ed ospiterà la nostra vita, i bambini e i giovani come custodi del nostro futuro. Altre tipologie di ritorni che in base alle caratteristiche soggettive possono essere anche molto separati dal ritorno per sè stessi e si possono avvicinare sempre più a “ritorni per tutti“. Quindi l’imprenditore mette a disposizione le proprie competenze e attitudini imprenditoriali per generare valore che può anche essere collettivo.

Il motivo che ci spinge ad agire si connette all’elemento di rischio, maggiore sarà la motivazione per lo scopo della mia azione, più elevata sarà la mia propensione al rischio.

Risk management e Risk appetite

Resta però assodato che l’elemento “rischio di impresa” esiste e deve essere considerato anche nello sport sociale. Andiamo quindi a vedere come può essere considerato sviluppando alcuni punti.

Il rischio d’impresa economico è l’insieme delle situazioni che possono portare l’azienda (l’associazione o l’ente) ad avere zero guadagni. Succede quando non c’è equilibrio tra costi e ricavi, quando prodotti e servizi vengono venduti in perdita e non si raggiungono utili sufficienti.

Attraverso il risk management è possibile analizzare i rischi connessi all’attività imprenditoriale, ad evidenziare potenziali minacce, ad elaborare strategie d’azione e a porre in essere determinati comportamenti atti a mitigare le conseguenze negative e a ridurre l’impatto economico provocato da eventuali situazioni avverse.

Tale concetto è utile metterlo in relazione con il risk appetite (tolleranza del rischio) che è molto soggettivo, dipende dal singolo imprenditore e si compone di elementi materiali e motivazionali.

Nell’ambito profit è molto probabile che la componente materiale abbia la meglio rendendo l’azione d’impresa molto “calcolata” nella sua dimensione di rischio.

Nell’ambito del no-profit e quindi dello sport sociale prende spazio la motivazione individuale e della leadership ad agire per il raggiungimento della causa anche rischiando qualcosina di più.

Si potrebbe quindi pensare che gli imprenditori sociali tollerino il rischio con maggiore facilità o che addirittura lo amino. A me piace definire questa propensione come “risk appetite superiore” rispetto a quello di un imprenditore “tradizionale”.

L’imprenditore sociale dovrà quindi migliorare l’abilità di calcolare i rischi per supportare al meglio la sua disponibilità a farsene carico.

Dalla mia esperienza posso dire che il primo passo può essere proprio quello di prevedere un lavoro di analisi dei rischi, sono realmente poche le realtà che ho incontrato in cui questo tipo di attività è prevista. Un altro elemento che suggerisco di prevedere è la condivisione del rischio con eventuali altri soggetti, portatori di interesse. Nella fase di progettazione di un’idea posso verificare se, oltre a me, qualche altro stakeholder coinvolto può portare al progetto elementi utili a ridurre il rischio di impresa. Fornitori, partner, volontari, tutte categorie che, coinvolte in ragione di uno scopo condiviso, possono essere collocate nel modello di funzionamento anche per ridurre il rischio di impresa del progetto. Se parto da un impostazione di funzionamento semplice, nel tempo, posso arrivare anche a idee di co-gestione più evolute che possano arrivare a comprendere anche dimensioni finanziarie di riduzione/condivisione degli elementi di rischio.

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Responsabilità come elemento connaturato al rischio di impresa

Si lega al “risk appetite” l’elemento della responsabilità. Anche condurre un progetto sociale, sebbene no-profit, implica elementi e coinvolgimenti che rendono taluni soggetti personalmente responsabili su diversi livelli. I legali rappresentanti hanno un’esposizione in termini di responsabilità. Inoltre l’elemento democratico spesso alla base delle organizzazioni no-profit rende questo aspetto ancor più delicato e particolare.

Personalmente trovo questo elemento di maggior rilevanza rispetto a quello puramente economico, nel senso che quello economico ha il vantaggio di poter essere misurato e quindi si porta con sè il valore dell’oggettività. Trovo più complesso e tortuoso la ricerca di un indice che sia in grado di stabilire quanto possa valere il prendersi la responsabilità oggettiva di un progetto, di un’associazione o di un altro soggetto giuridico che guida un’azione di sport sociale.

Si tratta, tra l’altro, di una questione molto rilevante dal punto di vista operativo: per procedere serve chI si carica formalmente della responsabilità. Questo elemento è funzionale alla motivazione di conduzione: può determinare e orientare la leadership.

Come sempre faccio, vado subito a raccontare con sguardo potenziante il mio approccio a questo elemento. Sebbene l’elemenTo della responsabilità e di tutto quello che a cascata si connette con l’assumersela, sia statisticamente il maggior limite all’intraprendere, ci sono modi per avanzare con cura e attenzioni che possono essere messe in atto al fine di rendere più leggero l’atto di responsabilità. Vi lascio due riferimenti per me rilevanti.

Impostare l’organizzazione del lavoro di progetto in logica ANP Azienda non Profit: come sappiamo l’identità non profit vincola in merito alla distribuzione degli utili, tutto l’utile deve essere reinvestito per gli scopi e le missioni dell’ente. Ma si deve comunque gestire il soggetto giuridico in una logica aziendale, con modelli di funzionamento economici in cui i ricavi superano i costi. Questo approccio ed orientamento guidato fin dal principio sarà molto utile per chi svolge ruoli di responsabilità ad essere più alleggerito.

La seconda riflessione si porta con sè il consiglio di farsi supportare da professionisti capaci di orientare scelte iniziali utili ad impostare l’ente secondo logiche e criteri che possano diluire e alleggerire gli elementi di repsonsabilità individuale, come ad esempio il dotare di personalità giuridica un’associazione in modo da tutelare le responsabilità patrimoniali individuali degli amministratori.

Per chiudere il ragionamento relativamente al RISK Appetite, a sostenere la motivazione di chi sceglie di prendersi la responsabilità di azioni di sport sociale, sono prevalentemente altri ritorni che, se sostenuti da un buon supporto di organizzazione e sostegno alla responsabilità, garantiscono di avere condottieri rilevanti. Nello specifico sono disposto a prendermi la responsabilità in ragione della causa sociale del progetto, magari perchè legata a motivazioni personali come l’amore per i propri figli. Possono essere motivi di vicinanza e sensibilità per particolari tematiche e cause. Spesso le cause scatenanti sono fatti e accadimenti della propria vita che ci portano ad impegnarci anche per gli altri che vivono disagi e bisogni simili a quello provato da noi.

REMIND: TROVIAMO SOLUZIONI PER AIUTARE A PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DEI PROGETTI

Il valore della spinta imprenditoriale

L’imprenditoria dà impulso, la spinta figlia della presenza di imprenditori offre dinamismo economico. Succede in questo modo nel mondo profit, dall’azione dell’imprenditore che sceglie di correre il rischio e di assumersi la responsabilità di conduzione, conseguono effetti che riverberano sulla società, quali ad esempio, la creazione di posti di lavoro.

La prima riflessione da fare è capire come poter portare nel terzo settore, più nello specifico nello sport sociale, questa valenza, cioè il motore che un’azione imprenditoriale può dare.

La mia esperienza in questo è ancora molto limitata, mi permetto quindi di trasferire solo alcune sensazioni e impressioni che devono restare tali senza essere generalizzate.

Percepisco ci si trovi in una fase di lenta sperimentazione, il primo elemento che rallenta questo percorso è sicuramente l’etichetta no-profit. Taglia le gambe alla motivazione d’impresa, alla ricerca di quel tipo di ritorno, di investimento nel vantaggio futuro, tipico del mondo profit e motore motivazionale per scelte di assunzione di rischio di impresa. Trovo che oggi si possa migliorare il racconto delle azioni di terzo settore presentandole prescindendo la natura profit o non profit della ragione sociale che conduce il progetto di impresa. Si tende, a parere mio, a partire troppo dalla forma dell’organizzazione giuridica, che non dalla sostanza del funzionamento delle attività. L’impresa Sociale, infatti, come soggetto ibrido legittimato, stenta a diventare una dimensione capace di attrarre forme virtuose di azioni di imprenditoria etica.

Per fruire della dimensione più proattiva che metta a valore la potenza della spinta imprenditoriale, vedo un futuro in cui si possano legittimare organizzazioni commerciali ad agire in modo socialmente imprenditoriale, ricercando allineamento tra obiettivi commerciali e quelli sociali.

Nella forma sono quindi da approfondire il mondo delle benefit corporation, delle società a vocazione sociale; nella sostanza serve un attento lavoro manageriale sui modelli di funzionamento economico che vedono come protagonista il MODELLO IBRIDO. Un meccanismo di funzionamento complesso che riesce a coniugare il soddisfacimento dei beneficiari con un sistema misto di ricavi. Ad esempio in parte proveniente da grant e donazioni, per altre aspetti derivante da ricavi per servizi venduti direttamente ai beneficiari. Lo sport sociale ben si presta a questa progettazione.

REMIND: Esperienza per percepire esistenza

10 tips sociosportive

  1. l’Imprenditoria sociale esiste
    persegue il benessere della collettività e non dell’imprenditore
  2. Lo sport sociale deve andare oltre la forma
    può essere un contenuto proposto come servizio commerciale etico di utilità sociale
  3. Lo sport sociale deve avere obiettivi
    mutuare dagli imprenditori commerciali l’attenzione agli obiettivi e non al denaro.
  4. Si può fare impresa anche per motivi non economici
    il ritorno è il poter godere del valore generato
  5. Con lo Sport sociale possiamo andare oltre la questione morale
    prevediamo al suo interno anche una natura di impresa
  6. Andiamo oltre la questione definitoria dello sport no-profit
    Progettiamo servizi sportivi di utilità sociale
  7. Misuriamo l’impatto sociale
    Su questo tema possiamo creare una linea di ricavi non commerciali stabili e progettuali
  8. Offriamo il ritorno di valore
    Alleniamoci a Presentare alle persone della comunità il ritorno di valore per tutti che può avere un progetto manageriale di sport sociale
  9. Amore Calcolato
    Usiamo la motivazione per la ccausa come guida ma impariamo a calcolare anche elementi di rischio
  10. Modelli di Business sociali
    Esistono, si possono studiare e sperimentare

Conclusioni

Un progetto di sport sociale ci può appassionare e coinvolgere emotivamente potenziando il nostro RISK appetite. A nutrirlo possono e devono entrare valori quali la comunità come contesto in cui investire e per cui creare valore, la semina nei giovani per un futuro migliore. Serve certamente proattività e attivazione di stampo imprenditoriale, da un certo punto di vista questo tipo di risk appetite deve portarci a metterci in gioco, ad assumersi una parte di rischio. Dobbiamo però restare attivi sulla dimensione di valutazione del rischio con attenzioni e azioni capaci di aiutarci a mitigarlo il più possibile (RISK Management). Per essere pratici un modo di procedere può essere quello di sfruttare, dove esiste, la ragione sociale già esistente e iniziare a progettare un percorso di cambiamento portando all’interno un modus operandi che sposi regole proprie di una cultura imprenditoriale. Predisporre poi un processo di cambiamento che riesca a spostare su un nuovo soggetto giuridico profit ad orientamento sociale i progetti e le attività sportive precedentemente avviate. In questo modo potremo ridurre e prevedere in modo discretamente preciso molti degli elementi di rischio.

Nel tempo l’azione di previsione progettata su un modello assimilabile a quello di un’impresa potrebbe orientarci anche alla ricerca di capitali per favorire evoluzione nella dimensione e nell’assetto societario spingendoci a considerare come fonte di crescita ed espansione il fenomeno dell’impact investing.
Da tenere in forte considerazione la differenza tra la nitidezza dell’insegnamento economico accademico e la pratica dell’economia nella gestione di attività e progetti. Nel senso che dovremo tendere a quell’insegnamento ma la quotidianità ci presenterà sempre scenari imprecisi e spesso disordinati dentro cui impegnarci per organizzare le attività economiche tendendo al modello accademico.

A questo link una lettura di approfondimento sul tema dell’imprenditoria sociale 

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