Mentre conduco “Coach di Quartiere”, mi confronto quotidianamente con riflessioni ed analisi dei pilastri, degli elementi fondanti del progetto. Uno di questi è sicuramente quello del Volontariato, in questo caso sportivo e giovanile.
Dall’interno percepisco il grande valore che ha il contributo volontario dei ragazzi, per il progetto in senso generale ma soprattutto per i bambini e le famiglie che fruiscono del servizio finale. Sono davvero orgogliosi e felici che siano questi giovani “Coach di Quartiere” a farli giocare.
Come ho già avuto modo di dire, sento un grande richiamo verso i giovani, è senza dubbio il mio target prediletto. Nell’esperienza di “Coach di Quartiere” sto scoprendo una sorta di senso di protezione nei loro confronti. Avverto la sensazione di volerne proteggere e preservare la motivazione. Spesso li osservo mentre interagiscono con i bambini e trovo fantastica l’alchimia che genera questo meccanismo di reciprocità: bambini felici di avere un Coach di Quartiere dedito a loro, volontario sempre più ingaggiato da questo riconoscimento.
E’ proprio da questa osservazione che è nata la voglia di validare la motivazione dei ragazzi, indagarla per poi preservarla.
Da un’indagine informale è emerso che la loro principale motivazione è quella di poter trascorrere il tempo con i bambini. Eccoli accontentati e nutriti nel loro bisogno, gettati in pasto alle piccole pesti, alla loro energia e desiderio di gioire.
Cosa intendo quando dico di avere cura della motivazione dei volontari, di preservarla. Che il nostro impegno andrà a fare in modo che loro siano valorizzati per il vero motivo che li porta a collaborare con il progetto. Evitare e bandire mansioni “altre”, di contorno che difficilmente ne nutrirebbero la voglia di “donare” tempo.