Alla scoperta del welfare di comunità

Servire la Comunità con lo sport in modo umile, una piccola azione per un grande valore

Inquadriamo l’argomento

Seguendo sempre l’indole di voler mantenere un approccio pratico e molto a contatto con il fare, cerco di inquadrare l’argomento welfare per poter estrarre spunti e riflessioni utili per la conduzione quotidiana dei nostri progetti di sport sociale.

Con il termine “welfare” s’intendono, quindi, tutte quelle azioni, beni e servizi che vengono attivati per promuovere il benessere delle persone.

Dalla sua origine, il welfare era in capo alle istituzioni pubbliche, allo stato (welfare state) per comprenderne la sua evoluzione fino ai giorni nostri ho trovato molto utile il contenuto che descrive la sua evoluzione dal sistema di welfare puramente distributivo a quello più attuale di tipo produttivo.

È proprio qui che si inserisce la funzione delle organizzazioni private, prevalentemente no profit, di terzo settore. Sono loro che di fatto entrano ad integrare l’offerta allestita dai soggeti istituzionali formalmente deputati.

Lo scenario attuale, con le relative soggettività per ogni territorio, vede quindi una pluralità di soggetti interconnessi atti ad allestire l’offerta di welfare locale. Servizi sociali, Uffici di Piano, Cooperative sociali, Imprese sociali.

Nel tempo, le linee di azione si sono evolute. Prima la determinazione delle politiche di welfare era a carico delle pubbliche amministrazioni che, direttamente o assegnando al terzo settore locale parte delle azioni, andavano ad erogare il welfare alla comunità. Ora il sistema, per meglio rispondere ai bisogni del territorio, stimola e sostiene un meccanismo di progettazione dal basso fatto con i soggetti del terzo settore locale, guidati da funzioni strumento della pubblica amministrazione, gli uffici di Piano.

Questo processo viene definito co-progettazione e caratterizza notevolmente la costruzione del Welfare di comunità.

Qui un contenuto di approfondimento

REMIND: PORTIAMO LO SPORT NELLA DETERMINAZIONE DEL WELFARE

Dal welfare allo Sport Welfare, la visione dello sport come strumento per la comunità

Nell’approfondire questi temi, nel fare esperienza all’interno del contesto welfare, mi sono accorto che il mondo da cui provengo, lo sport istituzionale, quello di Federazioni e società sportive, era molto distante. Difficile determinare se, più o meno consapevolmente, fosse stato escluso dal welfare o si sia sempre mosso in altre acque. Certo è che lo Sport ben si presta ad accogliere persone e a metterle in relazione. La pratica spontanea del movimento è di per se una modalità di facile fruizione, spesso associata ad emozioni positive, leggera da affrontare. Pensiamo a scuola, la maggior parte degli studenti apprezza le ore di educazione motoria.

Giorno dopo giorno ho fatto crescere questa sensazione di apertura dello sport a nuove logiche. Mi sono quindi orientato ad una dimensione comunitaria delle attività sportive. Possiamo portare progetti ed azioni di sport fuori dai centri sportivi, dalle palestre, dai palazzetti. Facciamo in modo che ci “cadano dentro” le persone! Ampliamo lo spazio fisico e metafisico di pratica, abbassiamo il confini di accesso e vediamo cosa succede, come cambia la nostra comunità, città, territorio, contesto.

Cerchiamo soluzioni organizzative che sposino le piccole/grandi rivoluzioni in atto, dalla riforma di sport e terzo settore fino all’inserimento in costituzione dello sport e alla prescrizione medica dello sport come farmaco. Quest’ultima ben si allinea alla concezione di SPORT WELFARE, stimola infatti la nascita di soluzioni di accesso molto ampie e alla portata di tutti i target. In questa chiave si delineano stimoli atti a generare nuove risposte organizzative e professionali con grande portata di valore.

Nascita di progetti, miglioramento degli stili di vita, attivazione di nuove professionalità, grande impatto sociale di medio lungo periodo.

REMIND: LO SPORT WELFARE È UNA NUOVA DIMENSIONE PIÙ NOBILE

Viverlo; Raccontarlo; Condividerlo

Nell’entrare sempre più all’interno dei “tavoli” del welfare una delle cose che ho pensato è che se ne parla troppo poco. Fuori dagli ambienti di addetti ai lavori, dei servzi specificamente dedicati, il welfare è poco raccontato, discusso, argomentato. Lo percepisco proprio come argomento per addetti ai lavori e dibattuto solo tra loro. Ritengo che un passo rilevante nel percorso di affermazione di questa area di azione sia proprio inserirlo nel quotidiano delle attività di divulgazione, comunicazione e scambio.

Per portarlo alla luce, è sufficiente dire che si fa, farsi portavoce anche in contesti informali narrando alcuni elementi e fatti che caratterizzano la dimensione delle attività. Magari uscendo dal gergo tecnico che si usa tra addetti ai lavori e impegnandosi a trovarne modalità che possano favorire la comprensione e la conoscenza di chi ascolta.

Per questo mi è utile un esempio musicale. Il welfare è diverso dal jazz suonato nei club solo per amanti del genere, è prima di tutto un contenuto che riguarda tutti noi che viviamo la comunità.

Indipendentemente dal nostro stato sociale, avere un welfare che funziona fa bene anche a noi che “crediamo” di non averne bisogno, che sia utile solo ai fragili, che occuparsene sia una gesto caritatevole. Un buon welfare è utile a tutti perché migliora le condizioni sociali collettive.

Favoriamo e cerchiamo occasioni per illuminarlo, per renderlo visibile, effettivo “normale”, ovvero integrato nel sistema dei servizi alla persona. Non è degli altri è di noi tutti! Può prendere molta potenza perchè si intreccia con il senso civico e i diritti civili. Prima di essere degli enti e delle istituzioni preposte è nostro, come attenzione animo e approccio.

REMIND: PARLIAMO DI WELFARE COME MANGIAMO

Come occuparsene

Ecco alcuni suggerimenti, sulla base della mia personale esperienza, su come poter “occuparsi” di welfare

  • informarsi di chi, a livello territoriale, è preposto a ideare, agire, organizzare attività e servizi di welfare. Dalle istituzioni ai soggetti eroganti, approfondendo come le diverse realtà e persone coinvolte sono in relazione tra loro, chi ha responsabilità chi invece agisce in modo subalterno, etc…
  • Conoscere cosa c’è di operativo in termini di progettualità sul territorio. Si può andare dai servizi erogati direttamente dalle istituzioni, a modalità miste pubblico/privato, fino a progetti ed azioni proposte ed attivate direttamente da enti e realtà di terzo settore territoriali.
  • Informarsi, come funzionano gli stanziamenti delle risorse pubbliche e private deputate a sostenere azioni e progetti di welfare di comunità.
  • Partecipare, fare rete, aprirsi al territorio. In una prima fase per conoscere, partecipando a riunioni e tavoli territoriali di progetto, successivamente mettendosi in gioco come collaboratori attivi di un’azione.
  • Capire qual’è il proprio “pezzo” di possibile ambito di azione in termini di welfare e mettersi in azione per realizzarne gli scopi in base alle proprie specificità.
  • Praticare l’esercizio di restituire alla comunità, raccontare cosa si è fatto, i benefici portati ai diversi destinatari, diretti ed indiretti.
  • Attivarsi sui livelli di bisogno collettivo. Molto spesso lo sport agisce con la presunzione del paradigma del benessere. Fare sport fa bene! Questo è indubbio e globalmente riconosciuto ma, per portare valore in ambito welfare può non essere sufficiente o addirittura necessario. Nel proporci come azione sportiva cerchiamo di capire quale bisogno collettivo possiamo aiutare a soddisfare.
REMIND: POTREBBE SERVIRE L’ULTIMO MIGLIO

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Ecco alcuni consigli Consigli per aspiranti coordinatori sportivi

  1. Istituzionalizziamo insieme lo SPORT WELFARE
    Possiamo mettere a disposizione del welfare locale la nostra specificità sportiva
  2. Trasformiamo le attività in VALORE per la comunità
    Impegniamoci per nutrire il contesto territoriale tramite la restituzione
  3. Tutti siamo fragili, tutti siamo WELFARE
    Ad ognuno di noi potrebbe capitare di avere un periodo di maggior fragilità, impegniamoci per avere uno Sport Welfare di comunità
  4. Il welfare è fatto anche di servizi di empowerment
    Lo Sport può essere l’ingresso gioioso ad uno scenario più ambio di opportunità e supporto
  5. Accendiamo la luce
    Diamo visibilità e luce alle azioni che si compiono affinché le persone della comunità conoscano, sappiano, ne abbiano evidenza
  6. SPORT WELFARE è una buona etichetta per i più giovani
    Può rendere il welfare più “fun” conferendogli più appeal
  7. Lo Sport come elemento salute del welfare di comunità
    Sport come contenuto per temprarsi, formarsi e sviluppare abitudini salutari
  8. A Servizio della comunità
    Fare sport insieme in una visione allargata di pratica sportiva
  9. Un modo per Servire la Comunità
    Capire cosa serve al welfare locale e con umiltà e mettersi al servizio con azioni e progetti sportivi
  10. Lo Sport ne tavoli del welfare locale,
    può essere un nostro pezzo di impegno

Conclusioni

Ciò che ogni giorno mi convince di declinare lo sport soprattutto sotto questa chiave è la consapevolezza del “servizio da dare” più che dal “riconoscimento da ottenere” per la formazione sportiva offerta.

Un cambio di paradigma rispetto all’originaria accezione sportiva che, per lungo tempo, ha contraddistinto il mio orientamento di pensiero e professionale.

Portare valore a più persone possibile sfruttando la totale potenzialità racchiusa nello sport. Un progetto sociale può quindi essere al servizio di un’intera comunità per generare impatto nel medio lungo periodo sull’intero sistema sociale.

Mi sento piccolo davanti a questa forza che potremmo arrivare ad esprimere.

Vivo inoltre la possibilità di poter trovare all’interno di questa modalità anche il percorso per migliorare la formazione sportiva di alcuni atleti, squadre o persone. Al contrario, sviluppando solo il percorso canonico diventa difficile poter pensare di avere un impatto sociale rilevante sul contesto comunitario.

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Autore: Claudio Massa

Per anni ho faticato a rispondere alla canonica domanda “di cosa ti occupi”, ora, a chi me lo chiede, dico con fermezza “sono un Innovatore Sportivo”. Sostengo con le mie competenze e il mio impegno la realizzazione di idee e progetti di Innovazione Sociale nello sport e nell’educazione. Praticare la cultura di impresa nell’Innovazione Sociale è un percorso che si accompagna alla consapevolezza della propria crescita personale. Pubblico contenuti con riflessioni su esperienze personali, racconti, progetti, idee, errori, esercizi, appuntamenti, materiali didattici, che hanno a che fare con lo Sport per l’Innovazione Sociale. Lo faccio per condividere le mie esperienze e favorire nuove opportunità per persone, enti, territori, aziende e professionisti che si occupano di Sport e vogliono potenziarne i benefici tramite la sua applicazione nell’Innovazione Sociale.

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