Sabato e domenica 1 e 2 aprile si è tenuto lo sportcity meeting, un evento organizzato dalla Fondazione Sportcity per sostenere la missione di SPORTIVIZZARE le città italiane.
Da mesi la Fondazione, tramite il suo presidente Fabio Pagliara, ci racconta e promuove il concetto di “Rivoluzione dolce”. Confesso che fino a qualche giorno fa mi ero creato un’idea personale per rappresentare cosa potesse essere una rivoluzione dolce in termini sportivi, soprattuto nell’applicazione alle città ed alla sua diffusione su vasta scala. Pensavo che fosse una pura scelta di comunicazione per veicolare uno spirito.
Dopo 2 giorni di SportCity meeting devo dire che la Fondazione Sportcity sta realizzando veramente la rivoluzione dolce. Vi riporto alcuni elementi di ciò che ho percepito relativamente alla rivoluzione sportiva dolce messa in atto:
- il percorso intrapreso e proposto vede diversi soggetti rappresentati, uno spaccato di più livelli e dimensioni del tessuto sociosportivo italiano. Dai piani alti della politica al privato sociale territoriale, dalle amministrazioni locali alle imprese virtuose in termini di sviluppo sostenibile.
E’ iniziata una concreta e quotidiana interconnessione tra loro.
- La politica viene utilizzata in modo funzionale allo scopo. Si sono condivisi in presenza impegni concreti e già orientati a realizzare azioni con ricaduta sulla vita quotidiana di città e persone.
Ci sono già alcune evidenze.
- Si lavora per una nuova cultura dello sviluppo sociale in cui lo sport diventa strumento per supportare le P.A. a svilupparsi in una nuova dimensione di terzo settore e di imprenditorialità sociale.
Ci sono proposte operative che mettono in pratica questa azione stimolante.
- Si stimola la ricerca di buone pratiche da replicare su vasta scala.
Abbiamo assistito alla presentazione di numerose Best Practice già validate.
- La missione della rivoluzione dolce è prioritaria. Senza obbligo e impegno, lo scopo di avanzare con questo spirito rivoluzionario vince su ogni logica di relazione e di rapporto.
Chi vuole attuarla è accolto.
- Si trova supporto.
Si percepisce il concreto interesse a supportarsi nella direzione di questo cambiamento .
- C’è grande connessione top-down. Si ha la sensazione che la propria esperienza quotidiana sul campo sia realmente in grado di portare valore e contributo a chi, in ruoli istituzionali, può farne tesoro per concretizzare il cambiamento.
Si possono indirizzare i feedback derivanti dai progetti in modo diretto.
Un’ultima considerazione derivata dalla riflessione sulla mia presenza nel contesto. Il motivo reale era la presentazione di Coach di Quartiere come Bestpractice per le Sportcity, in realtà mi sono accorto che è il messaggio contenuto nel progetto ad aver determinato il senso della mia presenza, la voglia di portare, nel suo piccolo, un pezzo di quella rivoluzione dolce nelle città in cui è e sarà attivato.
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