DURANTE LE OLIMPIADI...
Questa Estate, durante le Olimpiadi, ho ascoltato dai telecronisti un tratto della storia di Adam Peaty, pluricampione olimpico del nuoto mondiale, più precisamente della rana Mondiale, e ho scoperto che arriva da un contesto di povertà educativa.
Nella sua carriera, uno dei primi elementi di svolta è stato l’intervento di una sua allenatrice/talent Scout che si è offerta per rendere disponibile una macchina affinché la famiglia potesse portare il bambino ad allenarsi.
Avevano già rinunciato a far praticare il nuoto ad Adam perché non potevano permettersi il costo dell’automobile, per fortuna questa persona è intervenuta con un processo di facilitazione.
Quindi, anche la pratica dello sport è sempre più una possibilità legata alle condizioni socio economiche, l’accesso alla maggior parte delle attività sportive è subordinato a disponibilità di risorse da parte delle famiglie.
Questo oltre a creare divario sociale, esclude potenziali sportivi.
Intendo dire che difficilmente gli “esclusi” sarebbero tutti campioni, ma l’azione meritevole del singolo allenatore, rivolta al proprio atleta talentoso, lascia immaginare come tanti ragazzi con qualità sportive normali sono tenuti lontani dalla pratica, anche loro però, sebbene di caratura sportiva modesta, trarrebbero beneficio dal poter praticare sport.
La parte dell’iceberg a cui rivolgere attenzione è quella che non si vede, quella di tutti coloro, grandi e piccini che per motivi culturali e socio economici, non hanno possibilità di accedere alla dimensione sportiva.
Il nostro compito professionale è costruire soluzioni che funzionano.
Se fosse un compito facile il valore generato dal suo funzionamento sarebbe basso.
Il fatto che sia meno scontato implica che tutte le azioni che riusciranno a generare pratica sportiva per le fasce più fragili, porteranno grande valore sociale.
Ovviamente, siamo liberissimi di tenere lo sguardo nella parte di Ghiaccio che emerge dall’acqua e ricercare la nostra dimensione professionale nello sport professionistico, lamentandoci che i posti di lavoro sono pochi, che lavorano sempre gli stessi o che sono tutti raccomandati.
Io continuo ad essere convinto che sia giunto il momento di guardare sotto l’acqua, attivarci per sviluppare una professionalità pronta a risolvere il problema culturale dell’accesso allo sport.
Servono professionisti e azioni progettuali funzionanti, ovvero basate su modelli di funzionamento economico in grado di renderli sostenibili.
OGNI PROFESSIONISTA
NEL RICERCARE L'ORIGINE...
… l’origine della mia motivazione verso l’affrontare questa sfida, mi scopro spesso ad osservare le immagini della mia vita in cortile, da bambino.
Momenti, tanti, densi di felicità! Amici, risate, giochi e tantissimo sport.
Ci appassionavamo ciclicamente ad uno sport e ci organizzavamo per praticarlo tra noi, non solo il calcio ma anche tennis, pallacanestro, pallavolo e tanti altri giochi di movimento.
Andavamo a periodi, influenzati magari da ciò che succedeva in televisione, il periodo più florido era certamente quello delle olimpiadi.
Da quelle emozioni spesso prendo gli spunti per immaginare la destinazione, la meta.
Mi sforzo per comprendere come possa modificarsi quel fenomeno aggregativo per essere attuale nell’era odierna.
La sfiducia, la diffidenza e la paura dei genitori, limita la frequentazione di gruppi spontanei come erano quelli del cortile.
Quindi un percorso per riportare fiducia e sicurezza può essere una buona chiave per tornare a rendere la pratica sportiva un modello aggregativo e sociale alla portata di genitori e bambini.
FACCIAMO UN PASSAGGIO DI MENTALITA'
Facciamo un passaggio di mentalità, spediamo qualche minuto a fare caso a come si orienta il pensiero della maggior parte delle persone.
I professionisti dello sport, quantomeno coloro che operano per scelta professionale, all’interno del grande mondo dello sport, sono orientati a soddisfare i bisogni di chi accede al centro sportivo, a coloro che si iscrivono a corsi ed attività.
Pensiamo se può essere possibile diventare dei professionisti in grado di soddisfare bisogni per chi resta fuori dal centro sportivo.
Per coloro che conducono una vita sedentaria, che difficilmente parteciperebbero ad un corso sportivo o ad una attività strutturata.
Capita spesso di intercettare il consiglio di pensare OUT of THE BOX, ovvero secondo logiche diverse da quelle con cui siamo abituati a costruire il ragionamento. Pertanto il primo elemento su cui porre attenzione è un aspetto di mentalità del professionista:
- Mentalità: Siamo orientati a ragionare per soddisfare i bisogni di chi accede al centro sportivo, non di chi resta fuori.
- Operatività: Capire chi resta fuori, quali target hanno comportamenti che li tengono lontani dal centro sportivo.
Sono molte le persone che nella loro quotidianità non contemplano l’adesione ad un movimento sportivo. Una categoria sociale ampia che va da chi pratica sport liberamente per proprio conto a chi non si sogna nemmeno di alzarsi dal divano.
Le origini di tali comportamenti possono risiedere in diversi fattori scatenanti, dalla mancanza di cultura sportiva, all’impossibilità economica, ai problemi organizzativi di conciliazione vita lavoro dei genitori.
Un fenomeno che attraversa persone di tutte le età e di ogni estrazione sociale.
Ecco che un pensiero OUTOFTHEBOX, ci porta ad orientare il nostro intenti alla ricerca di soluzioni per favorire, ricercare ed attuare, processi che facilitino l’aumento della pratica sportiva da parte di tutti coloro che non ne fanno, o la svolgono senza indirizzo e criteri specifici.
Il risultato di questo processo è una possibilità, che dipende solo da noi, di costruirsi il proprio percorso professionale rafforzando tutte quelle competenze che supportano professionalmente la nostra preparazione di base.
Intendo quella di tipo generalista scolastica/universitaria, che ci ha fornito indicazioni valide ma decontestualizzate, ancora da orientare.
L’orientamento spontaneo, maggiormente comune alle scelte dei giovani, è il modello istituzionale, verso il centro sportivo, per intenderci. Attenzione che è la strada più battuta, quella in cui ormai è difficile fare la differenza, racchiude professionalità già note e si rischia di andare verso l’assenza di differenziazione individuale con il conseguente livellamento dei valori economici.
Certamente ci vuole coraggio e questo lo si può trovare pensando a ritroso, immaginandoci che, dalle nostre scelte si potranno generare nuovi importanti risultati. Mi riferisco non solo alla scoperta di talenti dello sport mondiale che altrimenti non avrebbero praticato, ma anche alla generazione di opportunità inclusive e utili a generare più salute e benessere.
Proprio per questo la definisco una conduzione coraggiosa e se ti interessa proseguire l’esperienza sui temi della progettazione professionale di sport ed educazione nell’innovazione sociale, puoi leggere quanto scritto qui sotto.
Come poter continuare l’esperienza sui temi di questo contenuto:
Quella che ho raccontato in questo articolo, è un estratto di vissuto dell’ultimo periodo. Come potrai immaginare sono arrivato ad intrecciare questa opportunità per il fatto che, quotidianamente, da anni, mi trovo immerso nella dimensione profesionale dello Sport e dell’Educazione per l’Innovazione Sociale. Ci tengo a dare contributo alla diffusione di tutto ciò che è nella mia possibilità per diffondere questa cultura, divulgarne il know-how e condividere opportunità professionali migliorative e di stimolo per i professionisti e le realtà professionali di questo settore. Per questo, sul mio blog, nella mia newsletter, nei miei eventi e attraverso i miei materiali, potrai trovare altri racconti, audio, video, esercizi che trattano il tema e offrono spunti di riflessione. Nelle prossime settimane aprirò, solo per pochi giorni e per un massimo di 25 persone, la possibilità di ricevere la Mini rubrica gratuita di contenuti multimediali, “PROGETTARE PROFESSIONALMENTE LO SPORT NELL’INNOVAZIONE SOCIALE”. Puoi assicurarti fin da ora di essere inserito nel gruppo, cliccando a questo link ed inserendo la tua email.
PROGETTARE PROFESSIONALMENTE LO SPORT NELL’INNOVAZIONE SOCIALE
Mini-rubrica Gratuita di contenuti professionali per Condottieri Coraggiosi.
Real Experience attraverso il progetto “Coach di Quartiere”
- Per il Condottiere Coraggioso:
- Riflessioni di Mentalità e di approccio professionale all’Innovazione Sociale
- Primi strumenti di Cultura di impresa
- Allenarsi all’Innovazione Sociale
- Contenuti specifici:
- Comunità Educante
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- Materiali:
- Video didattici
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