La comunità locale come riferimento di sviluppo professionale per lo sport sociale
- Il condizionamento del “campo”
- Enti territoriali e Welfare generativo
- La Responsabilità Sociale Individuale come valore Guida
- Competenze professionali
- Il Welfare Community Management
- Oltre il CONI… Vecchio continente dello sport italiano
- la potenzialità dello sport per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale
- La mia chiamata
- le 10 TIPS
- Conclusioni: Sport Sociale & Comunità
Il condizionamento del “campo”
La mia prima matrice di formazione professionale è fortemente sportiva. Ho fatto l’ISEF vecchio ordinamento, per intenderci quello orientato fortemente alla formazione degli insegnanti di Educazione Fisica e con un piano di studi a prevalenza pratica/organizzativa. Questo ha cementato la mia predisposizione alla realizzazione ed all’organizzazione di cose e persone. Quindi anche oggi quando mi trovo a pensare ad progetto sportivo vado subito alla parte pratica, realizzativa, quella in gergo definita da campo. Organizzazione di cose e persone, movimento, attività azioni. Tutti elementi fortemente pratici e pragmatici che mirano al far funzionare la seduta, la squadra, il sistema, il progetto… LA COMUNITÀ.
Mi sento quindi molto lontano da quel sociale che si muove per ore/finanziate con attività figlie di un welfare originariamente emanazione delle dimensioni statali e oggi messo in crisi per lo scarseggiare di risorse. Nel mio piccolo pratico e mi faccio promotore del necessario cambiamento del modello di funzionamento economico a cui le organizzazioni del privato sociale fanno fatica ad adeguarsi.
Dal campo mettiamo davanti il funzionamento, la ricerca di soluzioni per fare in modo che l’allenamento possa svolgersi anche se mancano strumenti e attrezzi. Un orientamento che invoca la ricerca dell’innovazione sociale soprattutto nel modo di arrivare a generare le risorse per i progetti di welfare.
Come sempre diventa rilevante la motivazione, è qui che prende spazio, a mio avviso, LA COMUNITÀ. La voglia di impegnarsi per essere rilevanti per la propria comunità ricercando una nuova pratica professionale dell’innovazione sociale comunitaria.
Enti territoriali e Welfare generativo
In approfondimento sul passaggio delle risorse, cito un concetto che ho fatto mio dal prof. Zamagni, ovvero la descrizione di un welfare attuale evoluto rispetto all’originario soprattutto per il suo passaggio da una dimensione ridistributiva ad una generativa. Prima le risorse, prevalentemente pubbliche, venivano usate per sostenere i bisogni sociali con azioni erogate direttamente alle P.A. a favore delle categorie di bisogno. Nel tempo, la contrazione delle risorse e l’aumentare della tipologia e dei dettagli dei bisogni dei cittadini, hanno reso sempre più insufficienti le disponibilità pubbliche obbligando i soggetti del terzo settore ad integrare i fondi con nuove modalità. La tipologia di azione praticata, molto in voga anche oggi, è quella dei bandi di progetto. La scrittura di progetti per ottenere risorse utili a sostenere le azioni a favore dei target. A mio avviso, oggi questa modalità risulta insufficiente e limitata in quanto priva di un vero meccanismo di innovazione sociale. Così facendo i fondi che prima arrivavano dalla P.A. vengono sostituiti con quelli ottenibili da bandi e avvisi pubblici.
La direzione auspicabile è quella di un welfare generativo, produttivo, di risorse economiche. Sono personalmente già attivo quotidianamente per condividere con enti promotori (P.A. Fondazioni comunitarie, Uffici di Piano…. ) modalità, intenzioni e azioni progettuali capaci di generare, almeno in parte, le risorse per il proprio funzionamento.
Tale approccio è futuro, sia per fare i progetti che per renderli sostenibili anche in termini, ad esempio, di occupazione lavoro. tutte queste realtà possono inoltre:
- aiutare a ridurre il Rischio imprenditoriale tramite incentivi finalizzati proprio a progetti che si impegnano per raggiungere la propria auto-sotenibilità
- stimolare l’imprenditoria sociale promuovendo una nuova cultura del lavoro sociale atta a superare la sola suddivisione di budget e risorse per ore/uomo
- favorire l’informazione, formazione, cultura dell’imprenditoriale sociale
La Responsabilità Sociale Individuale come valore Guida
Fortemente connesso al concetto di “Campo” c’è la realizzazione, la messa a terra, la finalizzazione. l’elemento chiave rer raggiungerla è la motivazione, ovvero cosa individualmente e collegialmente nel caso di gruppi, ci spinge a metterci in azione, in moto. La natura e la purezza della nostra motivazione è la caratteristica che dà propulsione alla nostra azione. Nel caso specifico della realizzazione di un progetto sociale sportivo penso che siano rilevanti due elementi. Il primo è il desiderio di fare qualche cosa per la propria comunità, per le persone che la vivono e la vivranno in futuro. Il secondo è rappresentato dalla Responsabilità sociale. Per stressare questa seconda rilevante caratteristica trovo utile rispondere alla domanda: chi me lo fa fare? La responsabilità che sento di nutrire e prendermi nei confronti degli altri, delle persone della mia comunità. Descrivo questo elemento come valore guida: agisco una Responsabilità Sociale individuale prioritariamente a tutti gli altri eventuali interessi che posso nutrire nei confronti del mio progetto sportivo. Difficile trovare un ricompensa più nutriente che non sia il valore del realizzare un azione di utilità sociale.
Competenze professionali
Il percorso della realizzazione ultima di un’azione sociale è complesso e spesso ricco di imprevisti. Tra le ragioni che rendono denso e complesso il percorso c’è il tema dei servizi, della loro erogazione ma anche di come questi vengono concepiti e gestiti a livello managariale. E’ ormai superata quasi totalmente un’offerta a puro stampo solidaristico e di tipo volontario. Cresce il bisogno di competenze nei servizi sociali, nel welfare in generale. Anche il mondo sportivo deve considerare questa necessità. Ora che i due mondi iniziano ad avere un’area che si sovrappone emerge la necessità di professionisti del settore, sia per erogare progetti di sport-sociale che per concepirli e gestirli a livello manageriale. La comunità è un bene da creare e preservare da parte di tutti i soggetti che vivono il territorio, il welfare comunitario un obiettivo da perseguire con caratteristiche soggettive tipiche di ogni comunità.
Il Welfare Community Management
Per approfondire questo concetto cito con piacere una recente lettura. Mi riferisco alla “Guida sulle Fondazioni di Comunità in Italia” di Assifero e più precisamente al concetto espresso da Paolo Venturi sul WELFARE COMUNITY MANAGEMENT. La parola manager, nell’immaginario collettivo, è associata a professionisti a coordinamento e direzione di grandi aziende o, addirittura di dipartimenti. Restano quindi sotto intese responsabilità e competenze del ruolo. Nel caso in questione si sceglie di associare questa figura professionale alla comunità. Si sceglie di dare grande valore al welfare di comunità e, al tempo stesso, si attribuiscono competenze, meriti e professionalità, a tutti coloro che se ne occuperanno. Come ho già avuto modo di dire possono esserci diversi gradi e livelli professionali in cui inserirsi ma è certo che lo spazio per professionisti, tra cui i manager, c’è! Si può dire che sia proprio espressione di un bisogno sociale/comunitario.
A questo link il documento sopracitato con, alla pagina 127, l’approfondimento sul WELFARE COMUNITY MANAGEMENT.
Oltre il CONI… Vecchio continente dello sport italiano
Chi segue i miei webinar mi ha sentito spesso descrivere l’evoluzione dello scenario sportivo istituzionale Italiano. Fino a poco tempo fa l’unica istituzione sportiva riconosciuta era il CONI, all’interno di essa sotto organizzazioni che ospitavano società e sodalizi sportivi (Federazioni Sportive, Enti di promozione Sportiva, Discipline sportiva Associate). Una struttura gerarchica unica e sola nel conferire ad un’associazione l’etichetta ufficiale di ente sportivo. La linea pratica di demarcazione, sempre più limitante negli anni, è stata la missione del CONI che, per natura, è ente deputato alla preparazione olimpica degli atleti. Nell’ultimo decennio questa architettura e tale definizione è stata fortemente messa alla prova dal movimento dello sport sociale, ovvero di tutte quelle persone e organizzazioni che desiderano fare sport per motivi diversi dalla propria preparazione agonistica. Gli elementi più evidenti di tale cambiamento si sono manifestati nella nascita di una nuova istituzione “Sport e Salute” e in una riforma dello sport che strizza l’occhio anche alla riforma del terzo settore e avvisa il mondo del privato sociale, delle comunità, del welfare, dello sport e del terzo settore, che serviranno professionisti preparati per la conduzione, gestione e management dello sport sociale comunitario.
La potenzialità dello sport per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale
Uno sport per anni relegato alla pura pratica agonistica, addestrativa, con regole fiscali e gestionali fatte ad hoc per lui, ci consegna un privato sociale separato in due grandi gruppi. Da un lato ASD e SSD, provenienti dal passato mondo CONI appena raccontato, fortemente operative all’interno dei loro spazi sportivi con corsi, attività, campionati e manifestazioni. Dall’altro tutte quelle realtà del terzo settore (associazioni, cooperative sociali, imprese sociali…) che nell’occuparsi di welfare si sono spesso tenute lontano dall’utilizzare lo sport come contenuto perchè ritenuto di competenza specifica di altri (ASD e SSD). In realtà lo sport è uno dei più grandi strumenti sociali. La sua grande potenzialità, per me, è espressa dal numero di persone che può intercettare in modo estremamente spontaneo. Chiunque può fare sport immaginandolo nella sua espressione più semplice, camminare all’aria aperta. Una sua progettazione professionale come strumento sociale che superi i limiti delle descrizioni sopra riportate può consegnarci una miniera di valore sociale che dovrà avere a supporto una indispensabile azione imprenditoriale di terzo settore.
La mia chiamata
“Posizioniamo lo Sport_Welfare”, dotiamo il fenomeno sportivo capace di accogliere tutti i cittadini, di funzioni di valore spendibili in un piano di welfare di comunità. Lavoriamo insieme per quello. Con L’Orma, nel nostro piccolo abbiamo iniziato tale percorso con il lavoro sullo sport_welfare_report_CDQ un percorso specifico di valorizzazione delle funzioni di Coach di Quartiere in chiave Welfare.
Il 20 settembre 2023 è una data storica per lo Sport. Con la seconda e ultima deliberazione da parte della Camera dei deputati, è terminato l’iter legislativo per l’approvazione del disegno di legge costituzionale n. 715-B che inserisce lo sport in Costituzione.
La Camera ha approvato all’unanimità la modifica all’art. 33 della Costituzione introducendo il nuovo comma «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Quale presupposto migliore per poter prendere forza e determinazione nel intraprendere azioni progettuali professionali che valorizzino lo Sport_Welfare?
Le 10 TIPS SOCIOSPORTIVE
- Sport in costituzione all’art. 33
«La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme» - Creiamo uno Sport_welfare,
Impegniamoci per dare vita e forma ad una dimensione attuale dello sport in cui professionisti ed imprenditori lavorano per produrre benessere sociale per le persone - Lo sport può portare allegria al welfare
Realizziamo welfare tramite lo sport superando la logica puramente assistenziale. - Lo sport è uno mezzo per l’obiettivo 11 dell’agenda 2030
curarne a livello comunitario la sua crescita e dimensione sociale può contribuire a rendere le comunità più sostenibili - Lo sport per una comunità socio_sportiva
Somministrare lo sport alla comunità ne cambia l’identità - Società Sana in corpore Sao
La comunità è costituita dagli individui che, se accumunati da una cultura sportiva condivisa, genereranno un contesto in salute - Sport Sociale, bambini, giovani, futuro… impatto sociale
Facciamo in modo che sia un abitudine dei bambini, cosi che la pratichino anche da giovani e la promuovano da adulti - Costruiamo la dimensione comunitaria dello Sport
Creare cultura sportiva per la comunità può essere un’espressione di Responsabilità sociale dei singoli e della collettività - Sport_weflare e operatori
In una comunità che accoglie lo sport sociale possono trovare senso e spazio volontari, professionisti, manager e imprenditori. - Sport_welfare
Può essere un elemento di valore anche per le aziende del territorio
Conclusioni: Sport Sociale & Comunità
Oggi la comunità può essere il primo riferimento in cui immaginare un progetto sportivo sociale e per cui iniziare ad implementarlo, una sorta di area di “misura” per dimensionare idee, attività, impatti, feedback…
Immaginarsi che un progetto sportivo sociale possa essere più del semplice contenuto che eroga ai beneficiari, dotarlo di una dimensione che porti valore alla comunità e alle persone che la vivono: entriamo nella logica di pensiero in modalità sport_welfare.
Lo Sport Sociale comunitario, è una dimensione professionale, che può accogliere e far crescere professionisti, appoggiarsi su intenzioni imprenditoriali, perseguire obiettivi anche economici. Tale orientamento potrà e dovrà conferire alle attività la possibilità di generare le risorse per pagare i proprio costi. In questo modo i progetti socio-sportivi porteranno energia senza dissiparla passivamente.
Di rilevanza la coesione e l’unità di intenti dello Stakeholder network comunitario, dimensione da perseguire con impegno per poter dotare i progetti di una solida base motivazionale, partecipativa, economica.